Monographs
Sinossi
Il ritratto come mezzo per l’immortalità è l’elemento che accomuna gli artisti Barbara Bertoncelli e Arnaldo Negri, in una sorta di rituale estatico alla ricerca dell’essere e divenire attraverso la forma che si fa essenza superando i limiti del tempo-luogo-spazio. In un movimento che li porta a conoscersi e disconoscersi per poi ritrovarsi in quella condizione di interpreti di una stessa passione intima e profonda per l’Arte. I due artisti condividono i loro percorsi con una dichiarazione d’intenti fedele alla loro qualità dell’essere. Noi sappiamo che fin da quando l’uomo ha avuto coscienza di sé è sempre stato vivo, in lui, il desiderio di lasciare un segno di se stesso, del proprio passaggio nella storia. Raggiungere l’immortalità attraverso dipinti, fotografie, poesie, questo è il compito non facile affidato all’Arte e l’impegno costruttivo di artisti come Bertoncelli e Negri che con le loro opere contribuiscono a delineare un’impronta della loro materialità incisiva in un mondo eterogeneo ricco di sfumature e molteplicità differenziate.
LIBRO
AUTORI
Nata nel marzo del 1972, Barbara Bertoncelli sin da bambina filtra lo spazio del mondo attraverso l’obiettivo, fotografando le nuvole e le loro trasformazioni nel cielo. Oggi è incuriosita dall’essere umano nelle sue molteplici sfaccettature interiori ed esteriori, che osserva con incanto e disincanto da svariati punti di vista. Da sempre, quindi, appassionata di fotografia, predilige ancora oggi questo mezzo per cogliere stati d’animo e oggetti, penetrandoli con la sua particolare visione, certamente condizionata da una professione, quella di medico psichiatra, che la mette quotidianamente in contatto con le varie sfumature dell’animo umano. L’elaborazione delle sue immagini, si limita a contrasti e rilievi di colore realizzati direttamente ed esclusivamente dalla macchina fotografica senza l’uso di programmi di elaborazione fotografica al computer. Si esprime, inoltre, attraverso la scrittura (poesia e racconto).
Nato a Gualtieri, in provincia di Reggio Emilia, il 19 maggio del 1959, Arnaldo Negri oggi vive e lavora nella vicina Guastalla. Da sempre interessato al mondo dell’arte, qualche anno fa scopre le proprietà “terapeutiche” dell’espressione figurativa, accostandosi alla tecnica dell’acquerello, ispirandosi alle guache di Egon Schiele, le matite di Gustav Klimt, di cui è appassionato estimatore e che vede e rivede nei frequenti “pellegrinaggi” nella vicina Vienna. Tra il 2003 e il 2004 inizia i suoi primi lavori, eseguiti senza l’ausilio di modelle, completamente immaginari, che raffigurano solo corpi femminili ritratti in pose spesso improbabilmente erotiche o autoerotiche. Con la scoperta di internet inizia ad utilizzare questo mezzo per reperire materiale fotografico, che rappresenta (per lui) il modello iconografico da cui attingere idee ed emozioni per la realizzazione delle sue opere.
CURATRICE
Arpinè Sevagian (giovane iconologa di origine francese e armena) è una studiosa d’arte. Negli ultimi 20 anni si è dedicata in particolare allo studio e all’approfondimento dell’iconologia. Dopo la discussione della tesi in iconologia medievale ha avuto la possibilità di specializzarsi in estetica dell’arte, psicologia dell’arte, conservazione dei beni culturali e ambientali, restauro e scavo archeologico. Fondamentale per la sua ricerca è stato il corso di studi di fenomenologie delle arti contemporanee che le ha dato la possibilità di entrare a fondo nelle dinamiche dell’arte di oggi. Si è occupata anche dei rapporti e degli sviluppi tra l’arte armena e quella italiana, in particolare nelle sue prime pubblicazioni. Vive ed opera nel suo studio a Roma.